Candeggina come antitarlo: funziona? Come usarla?

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Candeggina

Chi è solito ricorrere ai forum di discussione, per saperne di più sui trattamenti antitarlo, si sarà sicuramente imbattuto, prima o poi, in qualche utente il quale propugna in maniera entusiastica l’utilizzo di rimedi naturali o fai da te al fine di riuscire ad estirpare la piaga rappresentata dagli insetti xilofagi.
Tra le tanti correnti di pensiero, c’è anche quella che vede nella candeggina uno strumento molto potente in tal senso. Andiamo quindi a cercare di capire meglio se ciò abbia un fondo di verità o sia una delle tante leggende metropolitane che circolano anche in questo delicato settore.

Cos’è la candeggina

Com’è noto, la candeggina è un elemento molto utilizzato nelle pulizie per la casa. Il suo impiego in qualità di sbiancante e disinfettante è consolidato da lungo tempo, tanto che sono in molti a legare l’inconfondibile scia lasciata dal suo odore pungente all’idea di pulizia e candore. Ma cos’è esattamente la candeggina?

Detta anche varechina, è una soluzione di color giallo paglierino caratterizzata da un odore acre ed estremamente penetrante, il cui componente principale è il sale di sodio dell’acido ipocloroso, composto chimico più noto come ipoclorito di sodio (NaOCI).

Proprio la presenza al suo interno di cloro gassoso dissolto in idrossido di sodio, rende l’ipoclorito di sodio un potente ossidante basico, estremamente reattivo il quale, a contatto con alcune sostanze, può liberare gas pericolosi. E’ proprio questo il motivo per il quale in commercio non si trova puro, bensì diluito all’interno di soluzioni acquose e in percentuali mai superiori al 25%: varechina o candegginaamuchina, nettorina, conegrina. A mutare in ognuno di questi prodotti è solo la percentuale di NaOCI presente al loro interno, che si attesta nel caso della candeggina intorno al 5%, mixandosi con altre sostanze stabilizzanti come il carbonato di sodio o il solfato di sodio.

A cosa serve la candeggina?

La candeggina è estremamente efficace nello sbiancamento dei tessuti, proprio grazie alle rilevanti proprietà ossidanti del suo principio attivo, l’ipoclorito di sodio, riuscendo ad eliminare pure le macchie più difficili senza eccessiva fatica, anche a basse temperature. Per limitare la reazione chimica della sostanza sulla trama oggetto del trattamento, sarebbe però sempre il caso di ricorrere alla cosiddetta “neutralizzazione”, da effettuare dopo il candeggio immergendo il capo in una soluzione d’acqua e aceto (in rapporto di 5 a 1) e poi sottoponendolo a lavaggio con l’ausilio di acqua e sapone neutro in scaglie.
Inoltre la candeggina viene impiegata per le pulizie a fondo, in cui può esercitare la sua azione disinfettante, resa possibile dal cloro in essa contenuto. Ha anche il potere di rimuovere i batteri e forse proprio per questo alcuni ne consigliano l’utilizzo in quantità di antitarlo.

La candeggina funziona come antitarlo?

Come abbiamo già ricordato, secondo alcuni la candeggina sarebbe un potente antitarlo. Per esplicare la sua azione in tal senso, basterebbe allagarne la superficie da trattare per vedere scomparire gli insetti xilofagi.

La verità, invece, è che come spesso accade nel caso dei cosiddetti rimedi fai da te, la candeggina può essere utilizzata nei procedimenti antitarlo, ma non certo in funzione di principio attivo.

Ad esempio può essere usata nella cosiddetta camera a gas, il trattamento anossico, per attivare l’ammoniaca posta sul piattino in basso. Illudersi invece che possa funzionare andando magari ad irrorare il mobile o il manufatto da trattare può condurre ad un brusco risveglio, in quanto i tarli sono soliti annidarsi nella profondità del legno, ove la candeggina non può infiltrarsi. Al massimo, quindi, una operazione di questo genere può arrecare disturbo agli insetti che non si sono infilati in qualche anfratto creato con il loro insaziabile appetito di lignina.

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