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Tra i possibili trattamenti cui si può decidere di sottoporre un mobile o un altro manufatto ligneo infestato dai tarli, c’è anche quello che prevede l’anossia, ovvero la mancanza di ossigeno. Un metodo su cui sembrano convergere in molti tra coloro che abitualmente si interessano da un punto di vista professionale di trattamenti del legno. Andiamo dunque a vedere più nel dettaglio di cosa si tratti,
Cos’è l’anossia e a cosa serve
L’anossia è quel procedimento il quale prevede di sottoporre il mobile infestato dal tarlo, prima alla sigillatura sottovuoto in una tenda ermetica, quindi alla somministrazione costante di CO² (anidride carbonica), in modo da condurre infine all’assenza di ossigeno.
L’anossia parte da un presupposto teorico molto preciso, quello in base al quale ogni organismo aerobico (ad esempio gli insetti) necessita di ossigeno per sopravvivere. Ne deriva la conseguenza che l’obiettivo della disinfestazione anossica (diminuzione o totale mancanza di ossigeno) è proprio quella di creare un atmosfera circoscritta e modificata, impoverita di ossigeno quindi, affinché gli organismi aerobi (quelli in cui il metabolismo è basato sull’utilizzo di ossigeno) che infestano i nostri manufatti vengano debellati del tutto. Una volta infatti che si sia privato l’insetto di ossigeno, gli spiracoli (i terminali esterni dei tubi aeriferi) restano aperti ed essendo questi anche dei regolatori delle perdite d’acqua, conducono infine alla disidratazione dell’insetto.
Nel trattamento di disinfestazione anossica è perciò la dispersione d’acqua a rappresentare il fattore in grado di risultare letale per l’insetto, non la tossicità dell’atmosfera creata per questa via, come pensano comunemente in molti.
La concentrazione letale di ossigeno che viene di solito consigliata per condurre infine a risultati di rilievo, viene ad essere compresa tra lo 0,1% e lo 0,3%.
La disinfestazione anossica è efficace?
Sicuramente sì, se si pensa che proprio la disinfestazione anossica è considerata l’unico procedimento esistente in grado di debellare al 100% qualsiasi infestazione di insetti infestanti come i tarli (Anobium punctatum, Xestobium rufovillosum, Lictus Brunneus, Nicobium castaenum e altri), l’orologio della morte, i pesciolini d’argento, e molti altri, in particolare quelli che si nutrono di lignina, cellulosa e altro materiale organico presente in particolare nelle opere d’arte. Il tutto senza dover ricorrere all’impiego di sostanze chimiche, il quale può rivelarsi dannoso per la salute umana.
Quali metodi anossici possono essere impiegati?
Tra i più economici e possibili sistemi di riduzione dell’ossigeno che possono essere impiegati vanno ricordati:
a) l’eliminazione dell’aria tramite una pompa per vuoto;
b) il sistema statico, che prevede l’impiego di un fissatore di ossigeno, il quale va inserito in un contenitore che mediante l’assorbimento dell’ossigeno dell’ambiente confinato, è in grado di portarne la concentrazione al di sotto dello 0,1%. Si può però utilizzare soltanto per oggetti che occupino piccoli volumi;
c) il sistema dinamico, per il quale viene utilizzato un generatore di azoto ricaricabile oppure una pompa con una membrana osmotica i quali producendo azoto, riescono infine ad abbassare fino allo 0,1% il contenuto di ossigeno residuo presente all’interno del contenitore.
Il trattamento anossico nei musei
Va ricordato come la tecnica anaerobica tesa all’eliminazione di insetti sia stata originariamente sviluppata a vantaggio dell’industria alimentare per poi essere adottata anche per il settore della conservazione museale.
I primi esperimenti, di trattamento ad atmosfera con basso contenuto di ossigeno, sono stati varati in strutture come “The Getty Conservation Institute” , “J.Paul Getty Museum”e “Canadian Conservation Institute” e i rapporti che ne sono scaturiti indicano come una prolungata esposizione ad un’atmosfera con un basso contenuto di ossigeno, compreso nell’intervallo tra 0 e 1% sia in grado di eliminare gli insetti xilofagi.
Trattamento anossico con azoto
Tra i trattamenti anossici, un posto a parte è quello ricoperto dal trattamento anossico con azoto, ovvero il primo al mondo nel quale viene utilizzato l’azoto per la disinfestazione di materiali organici. Un posto di grande rilievo derivante dal fatto che proprio ad esso si affidano i Beni Culturali.
Questo tipo di trattamento, in particolare, risulta essere una valida alternativa ecologica:
– ai gas insetticidi che erano sinora stati utilizzati nell’ambito dei trattamenti del legno;
– ai sistemi in cui sono impiegati i gas pressurizzati.
Il trattamento anossico con azoto, non solo riesce a garantire la totale efficacia del trattamento, ma anche a presentare una serie di vantaggi che vanno attentamente presi in considerazione prima di optare in suo favore. Tra di essi:
- la salvaguardia delle opere protette in atmosfera modificata, proprio grazie all’involucro, da polveri ed agenti inquinanti che continueranno ad essere presenti nell’aria;
- la salvaguardia delle opere dai processi ossidativi derivanti dalla presenza di ossigeno nell’atmosfera circostante;
- la protezione dagli eventuali attacchi di insetti infestanti (a partire proprio dai tarli e dagli altri insetti xilofagi) e da agenti biologici (in particolare funghi e muffe);
- l’impossibilità di passaggio del vapore acqueo derivante dalla presenza di un film plastico protettivo che, essendo a barriera di gas, evita gli shock collegati alle possibili variazioni di umidità;
- l’impossibilità di contagio e contaminazione per contatto reso possibile dalla vicinanza delle opere d’arte immagazzinate e stoccate;
- la possibilità di monitorare periodicamente gli involucri protettivi in caso di conservazione delle opere in atmosfera modificata per molti anni, in modo da capire il livello dell’azoto residuo.
Conclusioni
L’azoto è un gas inerte il quale riesce a non arrecare alcun danno né alle opere ed ai manufatti, né tanto meno alle persone. Proprio per questo, dopo essere stato largamente impiegato nel confezionamento dei cibi ha trovato negli ultimi anni largo impiego nei trattamenti del legno e della carta, in particolare per quanto riguarda le opere d’arte conservate nelle strutture museali.